Marcellina - Vincenzo Lattanzi

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La storia del mio paese Marcellina

Come quasi gran parte del dell'odierno Lazio, il nostro comprensorio, per clima e conformazione geofisica, si prestava e si presta in modo straordinario agli insediamenti umani, tanto che in esso le prime testimonianze di stanziamenti umani risalgono già all'epoca del quaternario medio.
Se tali testimonianze, pur numerose, restano ancor oggi occultate alla vista dei più, ben altre tracce di civiltà passate, precorritrici dell'odierna Marcellina, sono facilmente visibili.
Numerosi sono i resti di ville e città d'epoca preromana e romana che costellano le pendici del Monte Gennaro (o Giano com'era chiamato in antichità).
La scelta d'insediarsi su questi territori, fu legata a diversi fattori. I Sabini vi edificarono soprattutto perché dava loro una buona protezione, sia da un punto di vista bellico (protezione del lato nord delle mura della città, e sicuro luogo di rifugio in caso di necessario abbandono dell'urbe attraverso il sentiero della scarpellata che porta direttamente nel cuore della montagna), sia a livello climatico (grazie a Monte Gennaro si otteneva un efficace riparo dai venti gelidi del nord, mentre la limitrofa pianura romana permetteva di godere di un buon soleggiamento e del temperato clima marino). Presso l'odierna Arci, sono ancora visibili i resti di una cittadella fortificata, denominata forse Medulia, e sviluppata a terrazze disposte su tre diversi livelli.
 Con i romani invece, la zona fu popolata perché presentava molteplici vantaggi: la vicinanza a due strade consolari di notevole importanza, come la Salaria e la Tiburtina, che permettevano un facile approvvigionamento di materie di sussistenza come il cibo; la presenza di notevoli sorgenti d'acqua; l'esistenza di cave d'estrazione di materiale edile, quali le tuttora esistenti cave di travertino; l'abbondanza di legname necessario per il funzionamento degli impianti termali tipici di ogni villa di costruzione romana, e per il riscaldamento invernale; la vicinanza dal centro dell'impero, stimata a non più di mezza giornata di cavallo, per ottenere rapide informazioni;
 Tali vantaggi fecero moltiplicare nel tempo le costruzioni residenziali di campagna, che appartennero alle più nobili famiglie patrizie romane (Ancora oggi a pochi chilometri di distanza vi si possono ammirare i resti di uno dei massimi esempi dell'architettura residenziale romana: Villa Adriana).
 La presenza un elevato numero di residenze, fece inoltre sviluppare un' imponente rete stradale locale , di cui i resti sono stati fino a pochi decenni or sono, visibili in tutta la loro magnificenza.
 Con la dissoluzione della parte occidentale dell'Impero Romano, e la distruzione del sistema socio politico ed economico ad esso legato, nel periodo che intercorre fra il V sec. d.C. e il XII sec., i nostri territori divennero spesso teatro di battaglie. Di quel periodo ci restano testimonianze sia di tombe appartenenti a guerrieri, ritrovati adornati del loro personale armamentario bellico, sia di più o meno raffinate armi da guerra, rinvenute in modo sparso in più occasioni dai contadini della zona.
 Numerosi furono i saccheggi perpetrati da Ungheri, Normanni e Saraceni. Proprio quest'ultimi si insediarono in modo stabile, nella zona a sud est dell'odierna di Marcellina, edificandovi una loro roccaforte, denominata Saracinesco Vecchio o Castellaccio, dopo esser stati sconfitti dalla lega delle truppe Tiburtine e Pontificie nel 916, costituita per scrollarsi di dosso la piaga delle continue devastazioni che i mussulmani da diverso tempo apportavano nei loro territori. (L'odierno paese di Saracinesco Nuovo, sito nelle vicinanze di Anticoli vede la sua fondazione dovuta proprio dai saraceni fuoriusciti dalla rocca predetta).
 L'abitato dell'odierna Marcellina trova comunque in modo più certo e sistematico, i propri fondamenti a cominciare dalla fine dell'XI sec. quando in modo certo, ritroviamo citato in una bolla di papa Anastasio IV del 12 luglio 1153, la presenza nei nostri siti del Convento o Abbazia di S. Maria in Monte Dominici (odierna chiesa di S. Maria delle Grazie), e del precedente Castrum Marcellini, sottoposte entrambe all'autorità di tal Gregorio de Marcellinis, nobile latifondista romano, dal cui nome di famiglia, il nostro abitato, ha fatto derivare la sua denominazione toponomastica.
 Proprio intorno all'abbazia, sottoposta all'autorità dell'importante convento benedettino di S. Pietro fuori le Mura in Roma, si venne a creare il primo nucleo abitato:Marcellinum.
L'abbazia ed i territori ad essa sottoposti in usufrutto, nel tempo conobbero il patronato di diverse famiglie aristocratiche Romane quali gli Orsini , i Cesi , i Borghesi . Si eresse parrocchia, esercitando la sua giurisdizione spirituale entro i confini territoriali di sua competenza, nel 1804.
 Ben altra sorte spettò invece al Castrum Marcellini . Sito presso gli odierni confini fra Palombara S. e Marcellina, la fortezza conobbe un lungo periodo di decadimento dopo il 1220, allorché, la lunga guerra per il controllo dell'abbazia di S. Maria in Monte Dominaci, intrapresa dagli eredi del già citato Gregorio Marcellinis , nei confronti dei monaci di S. Paolo fuori le Mura, terminò con la distruzione e la messa a fuoco del Castrum, che nel 1278, passò temporaneamente sotto il controllo dei Savelli, allora signori di Palombara Sabina.
 Dopo la distruzione, gran parte della popolazione rurale del contado del Castrum Marcellini, si rifugiò presso l'abitato di S. Polo. Una migrazione foriera di una longeva questione d'ereditarietà. Alcuni possidenti terrieri del castrum, infatti, legandosi in matrimonio, con alcuni membri della popolazione di S. Polo, fecero passare una grande quantità di possedimenti, siti nei pressi del Castrum Marcellini, nelle mani della popolazione di S. Polo, sottoponendoli così all'autorità degli Orsini protettori della citata rocca e della popolazione in essa residente.
 Nel momento in cui il castello Marcellini fu riacquistato e riedificato ancora una volta dai Marcellini (che lo tennero fino al XIV sec.), questi, pur essendo i podestà del territorio del castrum, dovettero tenere a bada le rivendicazioni territoriali dell'ereditiere famiglie di S. Polo, che spalleggiate dagli Orsini (acerrimi nemici dei Marcellini nella guerra fra Guelfi e Ghibellini), risultavano una minaccia per l'imposizione dell'autorità politica e territoriale stessa dei Marcellini.
 La sorte del Castrum Marcellini (chiamato anche Castello in Montevirdi) era comunque segnata a tale svolta. Allorché avvenne la caduta economica e politica dei Marcellini, questa determinò la vendità e la sottomissione del castrum e dei suoi poderi agli Orsini (1506), divenendo così una sorta d'appendice giurisdizionale del privilegiato borgo di S. Polo.
 Al contrario di quanto temuto però la sottomissione giurisdizionale agli Orsini non negò indipendenza e libertà politico ed amministrativa alla tenuta di Marcellina, il cui territorio si divise in quattro quarti: la Canale, i Caolini, la Colonnella e Monteverde. È in questo ambito di dipendenza giurisdizionale da S. Polo, che la locale Abbazia di S. Maria acquisisce un'importante competenza quale punto di riferimento per la popolazione locale, ed il suo borgo di origine medievale si ampliò fino a divenire il fulcro urbano principale della zona.
 Successivamente, come già detto, il territorio passò in mano ai Cesi, sotto i quali l'Abbazia ed il suo centro abitato trascorsero un periodo di pace e di crescita sia economica, sia urbana, sia culturale (va ricordato che i Cesi erano grandi studiosi, i cui esponenti vantavano rapporti serrati di studio con personaggi come Galelei, ed è bene notare inoltre che il loro secondo nome, Lincei, freggia ancora oggi una delle accademie più importanti nel panorama della cultura italiana).
 Il successivo passaggio sotto i Borghese (2 maggio 1678) e la successiva invasione Napoleonica, videro apportare altre modifiche di dipendenza giurisdizionale ai territori dell'abbazia e del suo centro abitato. Dal 1816 fino al 1870, il governo di queste terre passò nelle mani del governo di Tivoli.
 Soltanto a partire dal 1871, grazie alla nuova legislazione del neo Regno d'Italia, si avviarono le procedure giuridiche per l'indipendenza politico-amministrativa dell'abitato adiacente all'ormai parrocchia di S. Maria. Un provvedimento legislativo conseguito attraverso la legge del 15 luglio 1909, n° 835, che sanciva l'erezione in comune autonomo, dell'agglomerato urbano che sorgeva nei dintorni della chiesa di S. Maria delle Grazie, e che nel denominarsi Marcellina rendeva onore ai suoi più fidi medievali protettori.


#2020
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